CONFCOOPERATIVE: LA SCELTA DEL COMUNE PER L’ASSISTENZA IGIENICO-PERSONALE NELLE SCUOLE A CATANIA‬ È SBAGLIATA

CONFCOOPERATIVE: LA SCELTA DEL COMUNE PER L’ASSISTENZA IGIENICO-PERSONALE NELLE SCUOLE A CATANIA‬ È SBAGLIATA

28/10/2010 - (L'Opinione)

Di seguito il comunicato stampa diramato lo scorso 27 ottobre. In allegato l'articolo apparso oggi sul giornale LA SICILIA

COMUNICATO STAMPA

 Il Consiglio Comunale, nella seduta dello scorso lunedì, ha approvato, seppur limitandone gli effetti al solo anno in corso, una modifica del regolamento proposto dall’Amministrazione Comunale e finalizzato a far si che i servizi di assistenza igienico-personale agli alunni disabili delle scuole comunali vengano erogati utilizzando addetti direttamente assunti dalle direzioni didattiche delle scuole. Quindi quest’anno tale importante e delicato servizio non verrà svolto, come in passato, da cooperative selezionate attraverso bando pubblico. Tale modifica del regolamento si è resa necessaria in conseguenza del fatto che gli uffici dell’Assessorato ai Servizi Sociali non hanno predisposto per tempo il bando per la selezione delle cooperative per il relativo affidamento del servizio. Stante il fatto che quegli uffici per prassi predisponevano, ogni anno, lo stesso bando per lo stesso servizio c'è da chiedersi se il fatto sia casuale, se ci sia stata cioè negligenza da parte degli uffici, o se, invece, si sia trattata di una scelta per modificare, nei fatti e senza alcun confronto, questo iter ormai consueto. La risposta a questa domanda assume rilevanza. Se infatti si è trattato di una negligenza ci troviamo dinnanzi ad una Amministrazione che piuttosto che procedere nella ricerca delle responsabilità, e nella conseguente azione disciplinare, preferisce porre il Consiglio Comunale dinnanzi all’aut-aut di una modifica regolamentare. Come dire che i regolamenti comunali si adattano agli errori dei propri uffici. Se invece “l’errore” in realtà nascondesse una scelta precisa si tratterebbe evidentemente di un fatto ancor più grave perché si sarebbe in questo caso indotto il Consiglio Comunale ad una scelta “politica” mascherata da una veste “tecnica” senza quindi permettere un dibattito sui contenuti della decisione.

Ciò premesso il Consiglio Comunale si è comunque trovato davanti alla richiesta di una modifica del regolamento sotto la pressione di una risposta da dare nell’immediato al cittadino. Ma tale obiettivo si raggiungerà? Sarà possibile dare risposte al cittadino? E a che prezzo? Le perplessità sono tante. A prescindere infatti dal fatto che la decisione va in netta contraddizione con i tanto declamati principi di sussidiarietà e di efficienza ed efficacia gestionale, riducendo l’ambito di operatività della autorganizzazione del cittadino e prescindendo da una procedura competitiva tra le imprese, sorgono comunque spontanee alcune considerazioni relative agli effetti di questa decisione. La soluzione che si intende adottare mostra infatti i seguenti limiti:
1) non risolve l'emergenza perché l’amministrazione scolastica, di natura pubblica, eluderebbe la normativa vigente in materia di selezione di personale se assumesse senza bando. Quindi, a differenza di quanto dichiarato, non si tratta di giorni. E di questo ne sono coscienti anche le famiglie dei minori bisognosi di assistenza. Del resto se i responsabili scolastici, o chi per essi, seguissero una strada diversa dalla selezione del personale con bando pubblico si assumerebbero le relative responsabilità. E’ lecito immaginare che nella attuazione del desiderata dell’Amministrazione potranno sorgere perplessità da parte di chi dovrà metterle in atto e ciò produrrà ulteriore allungamento dei tempi a discapito dell’utenza;
2) pone alle scuole ed ai dirigenti scolastici problemi di gestione non indifferenti soprattutto quando si deve garantire la continuità del servizio, senza avere l’elasticità ed il personale di una impresa. Cosa succederà allorquando, per qualunque ragione, dovesse assentarsi un addetto? La scuola non avrà ovviamente un sostituto. Verrà negato il diritto scolastico al minore perché manca l'assistente igienico-personale? O verrà negato ai lavoratori il diritto di malattia o un permesso? Oppure verrà coinvolto altro personale già in forza alla scuola, ma non adeguatamente addestrato? Riteniamo che il dirigente scolastico si troverà quindi a dover risolvere tutti quei problemi di gestione, ai quali faceva fronte, in silenzio, la cooperativa sociale erogatrice del servizio;
3) determinerà probabilmente un aggravio di costi rispetto al servizio erogato dalle cooperative sociali, in quanto non si potrà applicare il contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali (meno oneroso). Nel merito non risulta che sia stata effettuata ad oggi una stima dei costi da sostenere, così come sarebbe stato naturale per qualunque amministrazione pubblica o privata che sia. A questo proposito è bene ricordare che in questo caso non si può assumere il personale tramite contratto di collaborazione a progetto. E se dovesse assumersi il personale a progetto significherà negare ad esso diritti fondamentali come i giusti contributi previdenziali, la tredicesima e quant’altro;
4) creerà precariato con aspettative di stabilizzazione in un momento in cui si declama da tutte le parti (a ragione!) l’esigenza di ridurre il bacino del precariato. Infatti gli operatori, chiamati a lavorare per un anno, avranno l’aspettativa, che peraltro non potrà essere soddisfatta, di essere assorbiti dalla scuola al termine del periodo scolastico;
5) non garantisce e non può garantire l'ex personale delle cooperative sociali, che avevano svolto il servizio. La normativa nazionale e comunitaria è in tal senso chiara.
6) Creerà problemi finanziari alle situazione, già complicata, delle casse comunali. Mentre infatti alle cooperative è toccato da sempre aspettare mesi e mesi per il pagamento delle giuste spettanze al sistema scolastico sarebbe garantito l’anticipo di almeno due mensilità.

Non sarebbe allora stato più semplice, più logico e più opportuno, preso atto del ritardo nella formulazione del bando, procedere attraverso una trattativa privata per l’affidamento del servizio? La risposta a questa domanda è venuta dal giornale come resoconto ai lavori del Consiglio Comunale. Secondo l’amministrazione comunale il ricorso alla trattativa privata non poteva avvenire in considerazione delle indagini che questa estate hanno coinvolto, insieme ad  ex amministratori e funzionari comunali, alcune cooperative sociali. E’ una affermazione grave che fa di tutta l’erba un fascio. E che ci fa temere che l'annunciata “rivoluzione dei servizi sociali” a Catania, rispetto alla quale abbiamo dato la nostra piena e convinta disponibilità al dialogo costruttivo, sia condizionata in realtà da pregiudizi che diventano ostilità nei fatti. Per questo abbiamo espresso l’augurio, che ribadiamo, che l’azione della magistratura faccia piena e definitiva luce sul settore sociale in provincia di Catania. Una luce che non lasci spazio a quel finto e peloso giustizialismo che rischia di ridurre e marginalizzare la bella e sana esperienza di tante realtà della cooperazione sociale catanese.

Gaetano Mancini – Presidente Confcooperative Catania

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